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2025, AIES Miscellanea
Questo lavoro propone un approccio complesso e interdisciplinare allo studio del territorio della Valle del Sarno, in linea con le indicazioni STEM del MIUR per la formazione dei giovani e la loro preparazione ai cambiamenti culturali. L'analisi si basa sull'esperienza lavorativa dell'autore come Chimico Tecnico in un contesto di Cultura Classica, certificata dal MIBACT. La Valle del Sarno si configura come un territorio culturale particolarmente adatto a un approccio STEM grazie alle sue peculiarità: crocevia di culture migratorie fin dalla preistoria (documentato dalla ricerca archeologica), dinamica attività economica che genera benessere, intensa religiosità espressa dalla Basilica Mariana di Pompei e un patrimonio culturale di inestimabile valore rappresentato dal Parco Archeologico di Pompei.
interruzione di vita per i segni e le strutture materiali fino ad allora imposti dall'uomo al paesaggio; i quali, in ragione dell'epoca dell'accadimento, si eleggevano per lo più a interpreti della fase storica saliente di I secolo a.C.-I secolo d.C., coincidente con la forma impressa al suddetto paesaggio sotto il definitivo impulso del processo di romanizzazione avviato nell'area della seconda metà del IV secolo a.C. Con il risultato di provvedere, per tali segni e strutture, ad una preservazione dai ben più rituali processi di trasmigrazione nel tempo in quei fenomeni alternati, a seconda dei casi, di uso, degrado, abbandono, riuso, spoliazione, distruzione, rioccupazione e abbandono, che nel lungo periodo danno luogo alle consuete ampie e articolate stratigrafie archeologiche offerte, nelle modalità consentite, all'indagine scientifica mediante scavo o ricognizione di superficie. Una preservazione quantitativa e qualitativa di strutture, apparati decorativi, arredi mobile e manufatti di vario tipo la quale, trovandosi a fare i conti, da un lato, nei tempi più lontani, con le aspettative di successo, sul piano acquisitivo, delle attività di scavo largamente promosse da soggetti privati, dall'altro, nella fase più recente, Inquadramento geomorfologico La Campania è terra relativamente giovane; è nel terziario che cominciano ad emergere dal mare le colline arenacee ed argillose, nonché le montagne calcaree dell'Appennino. Ciò si sviluppa su due dorsali maggiori: quello centrale che va dal Matese al monte Cervati e, più oriente, il cosiddetto Appennino sannita, lungo il quale si svolge lo spartiacque tra i fiumi del Tirreno e quelli dell'Adriatico. Tale pianura, che vedrà poi l'accavallarsi ed il susseguirsi di vari popoli, è delimitata a nord dal gruppo vulcanico di Roccamonfina e del monte Maggiore, a nord-est dalle strutture montagnose del Casertano, a nord-ovest dal monte Massico, ad ovest dal mar Tirreno, a sud della zona vulcanica dei Campi Flegrei e dal Vesuvio. L'esame di questo paesaggio ci consente di rilevare, nella zona medio-settentrionale, in superfice, i residui delle alluvioni del Volturno, i sedimenti sabbiosi, argillosi, limosi ed i terreni umiferi e di colmata derivati dalle opere di bonifica sia del Volturno che del Clanio, mentre nella parte più propriamente meridionale si nota la presenza di tufo autoctono fino ai depositi vesuviani ed ai lapilli dei Flegrei 9. Si presume che nel tardo miocene la pianura Campana doveva essere un golfo, delimitato a nord dal monte Maggiore e dal Massico, ad est dai monti di Caserta e dell'Irpinia, e nel tratto meridionale dai monti della penisola sorrentina. Risale dunque all'ultimo periodo dell'Era Terziaria, il Pliocene, la formazione della vasta pianura di Terra di Lavoro, in precedenza un immenso lago, colmato, poi, da materiale vulcanico e detriti di varia natura 10. Questi tratti morfologici furono certamente profondamente sconvolti dall'intensa attività vulcanica del quaternario, come dimostra la prevalente composizione di prodotti vulcanici dei terreni di copertura. Unico residuo attuale dell'originaria vasta superfice marina è il golfo di Napoli, che è limitato a settentrione dalla cuspide dei Campi Flegrei, costituita da materiali vulcanici, presenti altresì nelle vicine isole di
Hirpini. le genti del lupo, 2024
Il contributo tratta dei dati archeologici nel territorio tra le province di Benevento e di Avellino riguardanti il Primo millennio a.C.
Oltre a Torquato Tasso (1544-1595), sua città natale, tanti sono gli uomini illustri che hanno tessuto le lodi di un luogo privilegiato come Sorrento: da Orazio a Pietro Gravina (1485), da René De Chateaubriand (1819) a Charles Dickens, da Friedrick Nietzsche a Henrick Ibsen, da Lev Tolstoj a Matilde Serao, solo per citarne alcuni.
Sorrento. Ieri oggi domani, 2022
Oltre a Torquato Tasso (1544-1595), sua città natale, tanti sono gli uomini illustri che hanno tessuto le lodi di un luogo privilegiato come Sorrento: da Orazio a Pietro Gravina (1485), da René De Chateaubriand (1819) a Charles Dickens, da Friedrick Nietzsche a Henrick Ibsen, da Lev Tolstoj a Matilde Serao, solo per citarne alcuni.
Studi sulla Campania nell'Antichità 3, 2008 Pubblicazione annuale. Registrazione del Tribunale di Napoli, n. 68 del 22 settembre 2006.
Identity of the Hirpini is investigated through both literary and epigraphic sources. Traditional accounts on the origins of the Hirpini near the Soracte mountain point out several features shared by the Hirpini of southern Italy, preserved until Roman period. Particularly the speci c worship of the underworld god Dis is the prominent fact that ties both Sabellian communities in addition to their common name. Strictly linked with Dīs pater worship in the Ansanto's santuary is the goddess Me tis, whose cult points to a connection of the Hirpini with the neighboring Samnite communities. With respect to Romanization the Hirpini region shows contrasting patterns: on the one hand, some upper classes display a repeated adhesion to the Roman rule and an early adoption of Latin; on the other hand, resistance to the Roman rule during the Social war gave way to the assignment of their territory to the Second region (Apulia et Calabria) in the Augustan partition of Italy.
Articolo pubblicato per Appunti Numismatici 2019 edito per il Circolo Numismatico Romano Laziale , 2019, 2019
La circolazione monetaria di Pompei è stata oggetto dei miei studi durante la stesura della mia tesi di laurea magistrale, con una particolare attenzione per le monete rinvenute nel Foro Triangolare ubicato nella Regio VIII di Pompei. La suddivisione in Regiones e Insulae fu dovuta a Giuseppe Fiorelli, archeologo, numismatico e ispettore della soprintendenza e del Museo Archeologico di Napoli, così come la denominazione di ciascuna delle otto porte della città in: Porta Marina,
L'abitato protostorico di Poggiomarino Località Longola Campagne di scavo 2000-2004, 2012
, in M. Osanna, S. Verger (a cura di), Pompei e gli Etruschi, Catalogo della mostra (Pompei 2018), Milano 2018,, 2019
In copertina Anello con sigillo in pietra dura raffigurante il suicidio di Aiace. Pompei, dal santuario di Fondo Iozzino GLI ETRUSCHI IN CAMPANIA PRIMA DI POMPEI 104 Gli abitati dell'Età del Ferro in Campania: il caso di Poggiomarino, Longola Claude Albore Livadie 105 La Campania, le aristocrazie etrusche e il grande network orientalizzante (IX-inizi del VII secolo a.C.) Andrea Babbi 108 La Campania e la cronologia dell'VIII secolo a.C. Stéphane Verger 110 Etruschi e Greci in Campania Matteo D'Acunto 115 Identità aristocratiche nella Campania orientalizzante Stéphane Verger 121 Gli Etruschi nella cultura aristocratica arcaica in Campania (fine del VII-prima metà del VI secolo a.C.) Stéphane Verger
2013
Data computerisation is a strategic element for the study and valorisation of cultural heritage. The final goal of this project is to collect the Oscan inscriptions from Samnium and to store them in a digital archive, taking into account all the related epigraphical, linguistic and archaeological aspects.
Plinio il Giovane era ospite nella casa di suo zio Plinio il Vecchio, storico scienziato e uomo dal sapere enciclopedico, che era il comandante della base navale di Miseno. In seguito un altro grande scrittore di storia,Tacito, chiese a Plinio il Giovane di fargli sapere quello che era successo.
Recensione di Maurizio Bugno. 1. Il volume si articola in sette capitoli, quattro scritti da L. Braccesi (I, V, VI e VII, oltre all'Introduzione) e tre scritti da F. Raviola (II, III e IV). Nell'Introduzione viene discusso un concetto di fondo che ricorre soprattutto nelle pagine di L. Braccesi, quello cioè di Hellas, intesa questa alla luce della mobilità greca nel Mediterraneo, una mobilità a vocazione 'emporica', corredata inoltre dalla costruzione di miti in tal senso 'paradigmatici', come quello di Odisseo e di Eracle. L'esposizione si apre presto al contenuto del primo capitolo, l'arrivo dei Greci in Italia. Si inizia con gli insediamenti euboici, dislocati nell'area settentrionale del Golfo di Napoli e sullo Stretto di Messina, poi le città achee sulla sponda ionica dell'odierna Calabria, e ancora Taranto, Locri, Siris, per finire con Poseidonia e Velia. Per ognuna delle storie di fondazione viene ricordata e commentata la tradizione principale e, gradualmente, viene costruito il quadro delle relazioni tra queste città. Il secondo capitolo, vero punto di forza di questo libro, prende in esame l'assetto che le città greche in Italia assumono nel corso del VII secolo. La trattazione è paragrafata secondo argomenti trasversali che investono in comune, ma secondo modi e tempi diversi, le fondazioni greche d'Italia; la chiarezza e la profondità dell'argomentazione accompagnano sempre la trattazione dei fenomeni storici la cui valutazione 'critica' non ostacola, anzi favorisce, una lettura 'comprensiva'. La società, la proprietà, la politica, le leggi, la sovranità territoriale, seguono un percorso ideale che corre attraverso individui e gruppi interni alle poleis e attraverso le relazioni tra queste. Il terzo capitolo, dedicato all'apogeo della Megale Hellas, ne racconta in realtà la fondazione, nel senso acheo e pitagorico in cui quel concetto è nato, nel corso del VI secolo. È questo il secolo dei contrasti e dei conflitti dichiarati tra i Greci d'Italia. Le dinamiche di crescita politica e sociale e quelle di espansione territoriale culminano, sul versante ionico, nell'assetto regionale delle città achee che portò anche all'assorbimento di Siris, nello scontro tra Locri e Crotone, nella crescita ed espansione 'smisurata' di Sibari fino allo scontro 'intestino' con Crotone, 'restaurata', dopo la sconfitta patita ad opera di Locri, dalla presenza di Pitagora; d'altra parte, sul versante tirrenico, viene rievocata la politica a vasto raggio che, alla fine del secolo VI, vede protagonista Cuma tra Etruschi e Latini, e, infine, ricevono giusta menzione la fondazione di Elea, la situazione di Poseidonia, di Reggio e, ritornando allo Ionio, di Taranto. Il quarto capitolo è incentrato sul V secolo. Gli argomenti scorrono dal dissesto conseguente la caduta di Sibari, nell'area achea, alle lotte tra Taranto e gli Iapigi, alla fondazione di Neapolis, all'area dello Stretto, alla crescente potenza di Siracusa, fino al fallito tentativo da parte di Atene di avere un peso decisivo in occidente, e agli schieramenti, anche politici, delle città italiote durante la Guerra del Peloponneso, al definirsi, infine, di gruppi etnici all'interno delle popolazioni italiche. Il quinto capitolo è tutto ispirato, per un verso, dalla politica di Dionisio I di Siracusa e del figlio, Dionisio II, nei riguardi delle città italiote e delle popolazioni italiche e, dall'altro, dall'ascesa della città di Taranto. Su questa città sono imbastiti poi i successivi ultimi due capitoli del libro che seguono la storia dei condottieri stranieri succedutisi in Italia meridionale per tutto il IV e all'inizio del III secolo, fino allo scontro tra Roma e la stessa Taranto. Il saggio, apparso in una collana di libri di base, ha il merito di aver proposto una storia della Magna Grecia sul fil rouge di avvenimenti capitali. Tuttavia, pur nella essenzialità 'editoriale', sarebbe stato utile poter consultare una breve nota documentaria (come per esempio si trova nel libro di G. Brizzi, Il guerriero, l'oplita, il legionario. Gli eserciti nel mondo classico), alla fine di ogni capitolo, tale da offrire una visione, ancorché compendiaria, di una documentazione, non solo letteraria, tanto significativa, anche sotto l'aspetto 'culturale', per la storia della presenza greca in Italia meridionale. 2. Alcuni aspetti, di carattere generale, meritano di essere discussi. Nelle pagine in cui si esamina il momento della fondazione delle nuove città in Italia meridionale, domina nettamente la motivazione legata al commercio, allo scambio, alla circolazione. Non che tali moventi non abbiano avuto la loro parte, ma, la prospettiva economica ('emporica') del fenomeno delle apoikiai (pp. 6-7), è solo un aspetto di una crisi più profonda della polis aristocratica di VIII secolo. In quell'età così arcaica, cause endogene, per esempio politiche e sociali -nelle quali trovano inquadramento anche quelle economiche -, ebbero tanta parte nel determinare la soluzione della partenza di un gruppo da una città 'madre'. In sostanza, l'inclusione di prospettiva metropolitana avrebbe consentito di comprendere meglio i risvolti occidentali, e non solo per il tempo delle fondazioni, ma anche, ad esempio, per il tempo dei grandi rivolgimenti in Asia nel VI secolo. Viceversa,
Impaginazione Lino Radice
in F. Senatore, M. Russo (a cura di), Sorrento e la Penisola sorrentina tra Italici, Etruschi e Greci nel contesto della Campania antica, 2010
Grafica e impaginazione: Felice Senatore con la collaborazione di Mario Russo.
zione in Beni architettonici e del Paesaggio e realizzata con il contributo dell'Università degli Studi di Napoli Federico II.
The area of the Bay of Naples measuring 870 sq km. The coastline, including the sub units of the Gulf of Pozzuoli, stretches for some 200 km. Twenty-four are the municipalities, including those islands, which cover the entire coastal perimeter. There are two regional basin authorities concerned: the North Western and the Sarno. One is the mountain community, known as ‘Penisola Sorrentina’, which is involved in the management of the metropolitan area. There are nine protected areas, identified under the law, who are part: the Marine protected area Regno di Nettuno, the Regional Natural Park of the ‘Phlegraean Fields’, the two submerged Parks of Baia and Gaiola, the Metropolitan Park ‘Colline di Napoli’, the Vesuvius National Park, Regional Park of the Sarno river basin, the Regional Park of the ‘Monti Lattari’, the State marine reserve ‘Punta Campanella’. The network of European interest ‘Nature 2000’, belong twenty-six ‘Sites of Community Importance’ (SIC) and nine ‘Special Protection Areas’. Along the entire band, with few discontinuities, it relaxes the coastal part of the Naples metropolitan. In this area also they insist two UNESCO sites. The demographic size of the Naples metropolitan exceed 3,000,000 inhabitants, unevenly distributed on more than one hundred municipalities. The Bay of Naples can be divided into four broad homogeneous scenically areas: 1) the Campi Flegrei; 2) that of the city of Naples; 3) the Vesuvius-coastal and 4) the Sorrento peninsula. Since early 2015, the metropolitan area is managed by a separate entity called ‘Città Metropolitana’. Among the roles recently attributed to metropolitan city it is also part of the flora and fauna, parks and nature reserves. It is with this incredible reality that we must confront in order to produce a serious and conscious planning of the Gulf of Naples. The Bay of Naples is to be considered a single ‘minimum territorial unit of planning’, if you want to achieve the goal of sustainable planning, and socially and economically with a low environmental impact. This minimum territorial unit will be part not only all the coastal municipalities of the province of Naples (part of the metropolitan area) but also all protected areas. This set has to become the ‘system of conservation, protection, use and enhancement of the Bay of Naples’, priority infrastructure planning.
Vicatim n.2 , 2022
L'uso delle ceramiche di importazione a Carife dimostra un uso consapevole e originale degli oggetti figurati per richiamare una ritualità cultuale italica già diffusa nell'area. Dietro l'immaginazione dionisiaca si può nascondere un culto italico assimilato al dionisismo solo nell'apparenza rituale.
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