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2025
testo, rivolto all'opinione pubblica israeliana, è stato pubblicato due settimane fa con un senso di urgenza: la guerra poteva riprendere in qualsiasi momento. È successo. Ma questa non è solo una continuazione della guerra: tutti i segnali indicano che i piani per l'espulsione di massa dei palestinesi fa Gaza non sono stati abbandonati.
Segni e comprensione, 2018
Since the nineteenth-sixties the concept of desire has played a significant role in investigating politics and the nature of political subjects. Through the readings of Machiavelli, Hobbes and Spinoza, to Nineteenth century political philosophy, this contribution highlights the main current development of this debate. The aim is to shed light on how, in contemporary political philosophy, the concept of desire is discussed to question the uniqueness of modern political subjectivity and to further political change, innovation and social transformation.
Novecento.org, 2015
Dal riso di Chaplin alle ricerche d'archivio di Resnais, dai pochi minuti dei cinegiornali delle truppe all'arrivo nei campi di concentramento ai monumenti memoriali di Lanzmann o Godard, dalle convenzioni spettacolari di Holocaust alle strategie formali del found footage, il saggio ripercorre alcune delle domande che hanno caratterizzato la produzione e la riflessione intorno al rapporto tra la Shoah e l'immagine cinematografica. In che modo è rappresentabile lo sterminio di massa e il tentativo di oblio della memoria di un popolo? In che modo il cinema ha reagito al vuoto d'immagini sui campi durante la guerra, tendando di farsi testimoniale? Ridere «Se avessi conosciuto gli orrori dei lager tedeschi, non avrei mai potuto girare Il grande dittatore, mai avrei potuto ironizzare sulla follia omicida dei nazisti»[1]. Il ripensamento di Chaplin tocca uno degli aspetti più controversi del rapporto tra cinema, e più in generale tra le arti, e la Shoah. Si può ridere dello sterminio di massa? L'immaginazione narrativa deve ritrarsi di fronte al compito etico della memoria di quel che è stato? Il ripensamento di Chaplin appare ancora più motivato, quando vediamo il protagonista del Grande dittatore (1940) [https://vimeo.com/75087018], il barbiere ebreo delineato sui tratti di Charlot, poter leggere la corrispondenza o marciare seguendo un proprio passo dell'oca durante la propria prigionia in un campo di concentramento, dando così un quadro del tutto irreale della vita nei lager tedeschi. Ma il Grande dittatore non si riduce a queste imprecisioni storiche, né deve la sua capacità di far vedere qualcosa di quel che è stato al celebre discorso finale del barbiere ebreo. Questi, nei panni del dittatore Hynkel/Hitler, rivolge all'umanità
Lavoro culturale, 2015
Recensione al libro di G. Agamben, Stasis. La guerra civile come paradigma politico. Homo sacer, II, 2, Bollati Boringhieri, Torino 2015, pubblicata su <<Lavoro culturale>> il 20 Aprile 2015.
All’interno dei romanzi di Beppe Fenoglio si svolge il dramma di una intera generazione di italiani che si sentì l’obbligo di ribellarsi per portare il proprio paese fuori da una guerra e scacciare l’invasore nazista. Questa scelta è la stessa condivisa da due figure di spicco dell’epopea partigiana fenogliana, Milton e Johnny. Esse testimoniano la drammaticità di questo momento storico, fatto di dolorose scelte di campo, parimenti vissuto dallo stesso autore piemontese durante i suoi giorni partigiani. Il tema che intendo analizzare è strettamente connesso alla decisione di resistere e riguarda la dicotomia presente tra il forte desiderio di pace e libertà, nutrito dai diversi personaggi partigiani fenogliani come base iniziale della loro condizione partigiana, e la loro crescente brama di combattere, simbolo della loro evoluzione diegetica. Questa tensione personale si manifesta in un percorso, apparentemente contraddittorio, caratterizzato dall’ottenere la pace attraverso la guerra, svelando la contrapposizione tra il desiderio stesso di pace, dettato dall’amore per la patria, contro la brama di conflitto, dovuta all’odio verso i rappresentanti dell’ideologia nazi-fascista. All’interno dell’impianto narrativo queste due aspirazioni non sono poste unicamente in senso antifrastico, ma spesso si sovrappongono come se fossero due facce diverse che devono però stare necessariamente sulla stessa medaglia. Quindi, desiderare, credere e sperare sono le tre parole che riescono al meglio a descrivere ciò che nella durezza della vita da resistente riesce a mantener salda la volontà dei ragazzi descritti da Fenoglio, umani nonostante i tempi e le situazioni provino a trasformarli in tutt’altro.
Limes: Italian Review of Geopolitics, 2018
perché l'Iran sia percepito come una minaccia degli Stati arabi del Golfo. Ampie dimensioni, popolazione giovane e dinamica, sistema politico stabile, potenza bel-lica, «clienti» sciiti, soft power, programma nucleare e capacità di proiezione della forza militare oltreconfine sono solo alcuni aspetti della «minaccia iraniana». E il persistere su tale percezione certo non giova alla stabilità della regione. Meno si dice, tuttavia, sul perché l'Iran vede le politiche dei suoi vicini arabi come potenziali minacce. Comprendere come Teheran percepisce gli Stati arabi del Golfo, specie Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, è altrettanto decisivo per la sicurezza mediorientale. La percezione iraniana dei suddetti paesi sta cambiando, e non in meglio: da tradizionali rivali regionali (Arabia Saudita) e partner commerciali (Emirati) a sog-getti ostili, che minacciano seriamente la sicurezza e l'integrità nazionali. La postu-ra del principe ereditario saudita Muõammad bin Salmån (MbS) e le politiche aggressive del suo omologo emiratino Muõammad bin Zåyid (MbZ), che punta espli-citamente a un cambio di regime in Iran, stanno generando una profonda revisione del pensiero strategico di Teheran. Nell'ottica iraniana, Riyad e Abu Dhabi si sono trasformate da semplici rivali in aperti nemici, innescando una serie di aggiusta-menti nella dottrina militare nazionale. Il ruolo chiave delle minacce nel definire la politica estera e di sicurezza ira-niana è stato rimarcato a più riprese dalla Guida suprema, l'ayatollah Ali Khame-nei 1. L'enfasi posta sulla percezione delle minacce come base per l'elaborazione di 1. H. Khazaaei, «La difesa passiva nell'ottica della Guida suprema» (in farsi), Basirat va Tarbiyat Eslami, vol. 36, n. 1 primavera 2015. L'ODIO ARABO SPINGE TEHERAN SULL'ORLO DELLA GUERRA di Abdolrasool Divsallar Sauditi ed emiratini puntano a rovesciare il regime della Repubblica Islamica con ogni mezzo. Le cifre del riarmo nel Golfo. Il ruolo di Israele e del terrorismo islamico. Le contromisure iraniane. Se Washington si fa trascinare, il conflitto è dietro l'angolo.
the text analyze different aspects of the tortureS practiced by policemen, military officers but also by any people having the pouvoir of discretionality and then of to shift to the arbitrariness
Cahiers d’études italiennes, 2005
In questo studio mi propongo di analizzare la rappresentazione dell'infanzia e/o prima adolescenza in Il sentiero dei nidi di ragno e Il cielo è rosso, due romanzi scritti a ridosso della seconda guerra mondiale 1. In un recente video sull'opera di Calvino, Ceserani ha commentato che la centralità della figura infantile nella poetica neorealista è particolarmente evidente nella produzione cinematografica 2. Ma anche a prescindere dalla poetica neorealista mi sembra che l'inserzione di un personaggio infantile in un racconto di guerra o di dopoguerra-cinematografico, narrativo o teatrale-faccia appello al senso di responsabilità dell'adulto, risvegliando l'istinto protettivo dello spettatore o del lettore. Così in Napoli milionaria di Eduardo De Filippo del 1945, in scena ancora prima della fine della guerra, il fragile destino nazionale è trasposto in quello della piccola Rita, la bambina malata a proposito della quale il padre pronuncia la famosa battuta « Ha da passa' 'a nuttata 3 ». Nello stesso modo il binomio genitore-figlio rappresenta il tentativo di assicurare la sopravvivenza dei più deboli, o anzi della parte più debole di noi, come dimostra in particolare il rapporto padre-figlio in opere che vanno da Ladri di biciclette a La vita è bella, e senza dubbio anche oltre. Ma basta contrapporre il comporta-
Quaderni di Gestalt, 2022
La dimensione fraterna e la guerra The Fraternal Dimension and the War Il numero 2022-1 dei Quaderni di Gestalt ha per titolo la dimensione fraterna-un tema a cui da qualche tempo il nostro Istituto sta dedicando le sue riflessioni cliniche, che vedono una prima forma scritta nella sezione Relazioni, con un contributo di Elisabetta Conte e Alessia Repossi. Ma questo tema merita una riflessione speciale in questo editoriale. La prospettiva del rapporto tra fratelli è sempre orizzontale e ci riporta al senso della parità, del sostegno reciproco, del ritrovare se stesso nell'altro e quindi della spinta alla cooperazione e alla continua ricerca di un contatto profondo: idee che in questa epoca sembrano cozzare con una realtà drammaticamente intrisa di individualismo e di prevaricazione sul "diverso da me", in una visione narcisistica della vita e del rapporto tra le nazioni che, nella nostra visione gestaltica, è sinonimo di annientamento e quindi di patogenesi. Nel presentare ai lettori questo numero, dunque, non posso che cogliere ed evidenziare l'aggancio con la tremenda attualità, che sembra contraddire il bene prezioso della fratellanza umana. Nella notte del 24 febbraio del 2022 è esploso un conflitto tanto terribile quanto assurdo. La Russia ha invaso l'Ucraina, e da allora sino al momento in cui scrivo queste righe, migliaia di persone, sia militari che civili, sono state uccise o deprivate di tutto: del frutto delle loro fatiche, delle loro passioni e della loro identità. Assistiamo tutti, impotenti, a questa ondata di violenza e non abbiamo parole "giuste" per rispondere alla domanda fondamentale: "Perché?". Quel che ci lascia ancora più sbigottiti è la consapevolezza che i popoli ucraini e russi sono, per l'appunto, fratelli. Sono uniti da forti legami parentali e culturali, da ideali comuni di libertà e reciproco rispetto, dalla bellezza delle loro città e della loro arte.
Societamutamentopolitica, 2012
Survive to their enemies and their own people, it seems to be the main passion that animates the powerful men and the heroes of all time. Through the reconstruction of historical and literary cases, this paper tries to shed light on the most tragic and human of the desires: to live, despite the death. «Disperazione degli eroi per l'abolizione della morte». Elias Canetti 2 Un tempo, nelle isole Figi, l'uccidere era misura di potere ed eroismo. Là, si legge in Potere e sopravvivenza, all'uccisore di un solo nemico spettava l'epiteto d'onore di Koroi, e di Koli all'uccisore di dieci. Poi, salendo nella scala del rispetto e della fama, un Visa doveva averne accumulati venti, di morti, e trenta ne occorrevano a un Wangka: «Un celebre capo venne chiamato Koli-Visa-Wangka:
in Generazione Putin. Pagine dal 24 febbraio, a cura di S. Guagnelli, Stilo, 2022
Resist-oria. Bollettino dell'Istituto campano per la storia della Resistenza, 2010
…la sete di sangue del branco viene fomentata da cacciatori a sangue freddo che desiderano la morte della preda senza farsi trascinare dall'eccitamento della caccia.
Rivista di Storia dell'educazione, 2019
DISSIDENT DESIRES. HIGH SCHOOL STUDENTS IN THE '68. DESIDERI DISSIDENTI. STUDENTI NEL SESSANTOTTO Multi-faceted, heterogeneous and sometimes antagonistic with each others: several conceptual places characterized students' ideological panorama during the protests occurred in 1968. Through the analysis of a large amounts of scholastic pamphlets, this paper aims at highlighting how social, generational and cultural factors impacted on defining contrasting ideologies. In university students' booklets and manifestos, scholastic and social flaws were framed into a Marxist vision of the society: democratization in school and society could have been possible, in their view, only disrupting a system where the élite forced middle and low-classes to live subjected to authoritarianism and alienation. Booklets written by students enrolled in technical schools usually focused on social and job marketing issues. On the other hands, issues debated changed dramatically among students enrolled in lyceums. As they usually came from affluent families, they felt the urgency to overturn cultural rather than economic constraints. Abstract in italiano. Lungi dal conservare un'unitarietà di posizioni più utopistica che realmente raggiungibile, le posizioni maturate all'interno del movimento studentesco sessantottino risentirono profondamente delle divergenze culturali, sociali, economiche che ne connotarono l'interno: divergenze che emergono ampiamente da una comparazione delle pubblicazioni prodotte da studenti universitari, studenti degli istituti tecnici e liceali. Se i primi contestualizzavano le proprie inquietudini sociali ed economiche all'interno dei canoni della teoria marxista, gli iscritti agli istituti tecnici maturarono un'acuta sensibilità verso sottoccupazione e disoccupazione intellettuale, fenomeni che dopo anni di espansione tornavano ad allignare i destini dei diplomati italiani. Libertarismo e individualismo definirono invece le posizioni dei liceali, maggiormente interessati a denunciare quelle strutture della scuola e della società keynesiana che, a loro modo di vedere, impedivano l'estrinsecarsi di ogni singola potenzialità.
2017
SOMMARIO: 1. Premessa. – 2. Disciplina legislativa del “patto marciano” e crisi del processo esecutivo. – 3. Il “patto marciano” nel nuovo art. 48-bis T.U.B. – 3.1. Analisi della disciplina normativa: a) l’“inadempimento” che consente l’attivazione della clausola marciana. – 3.1.1. Segue. – 3.2. b) l’esdebitazione quale conseguenza del trasferimento del diritto. Confronto con la disciplina del prestito vitalizio ipotecario. – 3.3. Su alcuni profili di disciplina relativi agli effetti della trascrizione del patto marciano, e al fallimento del debitore. – 3.4. Il problema della qualificazione del patto marciano previsto e regolato dall’art. 48-bis. – 3.5. Qualche conclusione (provvisoria) sulla “attrattività” del patto marciano ex art. 48-bis. – 4. Il “patto marciano” previsto dal “Decreto-mutui” n. 72/2016. – 5. Il prestito vitalizio ipotecario secondo la L. 44/2015 e i poteri di “autotutela” attribuiti alla banca creditrice. – 6. Conclusioni.
and tradition are a recurring concern in the work of British filmmaker Derek Jarman, who often elaborates texts and works of art belonging to British cultural heritage to reread the past in the light of an only apparently distant contemporary reality. This essay explores the images of war in Jarman's cinema: taking as a starting point his filmic realization of Benjamin Britten's War Requiem, it examines the way in which the different films deploy the contrast between the brutality of the war and the rhetoric use of the symbols of the Nation. Stereotypical values and roles associated with the imagery of war, in particular those connected to sexual identity, are deconstructed by the merging of different kinds of materials, from war footage, to home movies and fictional sequences. Through this complex representation Jarman connects the personal and the public, the brutally real and the idealised experience of war in an ongoing meditation on the role of the artist in relation to society and political commitment.
Città Nuova, 2018
Il presidente Vladimir Putin saluta i vertici militari russi nella piazza Rossa di Mosca.
2012
Corpi spettrali. Il desiderio messo in produzione In S. Petrosino (a cura di), Il vento, lo spirito, il fantasma, Jaca Book, Milano 2012, 191-202 «Thou visible god, That sold'rest close impossibilities, And mak'st them kiss!» [W. SHAKESPEARE, Timon of Athens]
This paper focuses on the potential reaction of "postmodern" people vis-a-vis an emerging age of economical scarcity, with higher and higher probabilities of fast growing social conflicts, and possible genocides.
MASCHIA GUERRA Patria, ordine patriarcale e canzone claudio canal in L'Impegno. Rivista di storia contemporanea Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli , a. XXVIII, n. 1, giugno 2008
Engramma, 95, 2011
Engramma ISSN 1826 901X 95 • dicembre 2011 11 DANIELE PISANI La massa come fondamento. I sacrari fascisti della Grande Guerra Non temete, spiriti gloriosi, vi difenderemo. Difenderemo i morti, tutti i morti della guerra, anche a costo di scavare le trincee nelle piazze e nelle strade delle nostre città. BENITO MUSSOLINI L'architettura della memoria in Italia. Cimiteri, monumenti e città. 1750-1939, a cura di Maria Giuffré, Fabio Mangone e Sergio Pace, Ornella Selvafolta, Skira, Milano 2007 La memoria della Prima Guerra Mondiale. Il patrimonio storico tra tutela e valorizzazione, a cura di Anna Maria Spiazzi, Chiara Rigoni e Monica Pregnolato, Terra Ferma, Vicenza 2008 Lisa Bregantin, Per non morire mai. La percezione della morte in guerra e il culto dei caduti nel primo conflitto mondiale, Il Poligrafo, Padova 2010 Guri Schwarz, Tu mi devi seppellir. Riti funebri e culto nazionale alle origini della Repubblica, UTET, Torino 2010.
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