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2023, Christianitas Rivista di Storia Pensiero e Cultura del Cristianesimo
Il mio ebook sull'attentato al Papa, costruito sulla tesi del complotto sovietico
Annales Universitatis Paedagogicae Cracoviensis. Studia Politologica, 2021
Desidero ringraziarla e salutarla cordialmente perché lei ha aiutato moltissimo Solidarność nel momento per noi più difficile. Vi siamo molto grati per tutto quello che avete fatto, vi ricorderemo sempre. Abbiamo sempre potuto contare sulla vostra solidarietà, sull'aiuto di persone come lei che ci dicevano che era giusto quanto stavamo facendo e abbiamo fatto. Valeva la pena di lottare perché al mondo ci sono ancora persone come lei. Anche nei momenti più bui della nostra lotta, sapevamo di poter contare sul vostro aiuto, sulla vostra solidarietà. Spesso è bastata una vostra frase per incoraggiarci. Continueremo a disturbarvi perché lei è stata la persona che ci ha aiutato di più. 1
Il mondo tra coesistenza pacifica e caduta del comunismo L'Occidente negli anni '60 e '70
2013
Presentazione del libro di Gilbert Keith Chesterton (Ed. Lindau). Partecipano: Gloria Garafulich, Managing Editor The Chesterton Review the Journal of the Chetserton Institute for Faith & Culture; Marco Sermarini, Presidente della Società Chestertoniana Italiana; Annalisa Teggi, Saggista e Traduttrice.
Un altro Novecento L'Europa orientale dal 1919 a oggi Carocci editore Le cartine sono a cura di László Sebők 1 a edizione, maggio 2011 © copyright 2011 by Carocci editore S.p.A., Roma Finito di stampare nel maggio 2011 per i tipi delle Arti Grafiche Editoriali Srl, Urbino ISBN 978-88-430-6002-3 Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633) Senza regolare autorizzazione, è vietato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico.
pl.it rassegna argomenti polacchi, 2024
On some returns to PRL in Polish children's literature. The article analyses how the memory of the PRL (Polish People's Republic) is present today in Polish children's texts. Three types of returns to the PRL in children's literature are identified: the PRL as a theme in autobiographical, educative, and narrative books (new editions), the presence of authors active in the communist period, and finally, the valorisation through reprints of books and graphic projects of the tradition of the Polish illustration for children. The author concludes that young readers do not show much interest in the communist period, and the only successful return to that historical period seems possible through the visual heritage of the "Polish school of illustration".
Załącznik Kulturoznawczy, 2021
Nato a Zuzela nel 1901, ordinato sacerdote nel 1924, nominato vescovo di Lublino nel 1946, arcivescovo di Gniezno e Varsavia e primate di Polonia nel 1948, Wyszyński ottenne il cardinalato nel gennaio del 1953 e divenne in brevissimo tempo simbolo e guida del mondo cattolico polacco (Romaniuk, 1994-2002; Raina, 1979-1981; Micewski, 2000; Czaczkowska, 2013; Grabowski, 1982; Kniotek & Modzelewski & Szumska, 1982; Woś, 2003; Woś, 2008; Wilk, 2013). Colto, tenace, carismatico, oppositore intransigente del regime comunista ma anche abile e sottile mediatore, al centro anche di accese polemiche e controversie, la sua complessa figura è stata lungamente letta e commentata dal «Corriere della Sera». Punto di riferimento della borghesia italiana di orientamento moderato, il quotidiano milanese ha attribuito a Wyszyński un ruolo e uno spazio che sono cambiati a seconda del clima politico nazionale e internazionale e anche delle linee editoriali del giornale. Perseguitato martire cattolico, tenace e inamovibile oppositore anticomunista, porporato autoritario e conservatore fuori dai tempi, icona ormai superata di un’epoca prossima alla fine, mediatore lucido e coraggioso. Sono immagini che si sono avvicendate nel corso degli anni presi in esame (1950-1981) e che si incrociano con eventi e processi fondamentali nella storia recente della Polonia e non solo
Il populismo polacco si collega a una costruzione ideologica strutturata (PiS) EGUAGLIANZA LIBERTÀ GIUSTIZIA SOVRANITÀ • Nazionalismo: appello al popolo -richiamo alla democrazia diretta -ridimensionamento degli organi di potere legislativo e giudiziario e del c.d. «quarto potere» (massmedia). Più poteri all'esecutivo. Filo diretto senza poteri intermediari tra esecutivo e popolo sovrano. • Territorialità: forte caratterizzazione territoriale: populismo rurale -ma non in senso ideologico. Non da intendersi alla stregua dei partiti SRP e PSL, le cui ideologie si basano rispettivamente sul nazionalismo agrario e sul ruralismo. • Clericalismo: ispirazione e alimento dall'integralismo cattolico; sostegno da parte della Conferenza episcopale polacca e dell'emittente «Radio Maryja» fondata dal prete cattolico dei Redentoristi -Tadeusz Rydzyk. • Messianismo: la Polonia salverà l'Europa dal dilagante individualismo laico, secolare e relativista. Indicherà la retta via contro l'etica militante anti-famiglia prevalente nell'Europa post-moderna. Polonia, fianco orientale della Nato, è l'unico vero baluardo di difesa dell'UE contro la Russia. • Sovranità popolare: libertà dei popoli. • Eguaglianza/Giustizia: distribuzione equa della ricchezza del paese; principio fondante del partito PiS: prawo do równości -diritto all'eguaglianza (concetto vicino all'idea di heartland) • Identità: rimettere al centro del discorso politico il concetto di polischness, che definisce «chi è -che cosa deve essere un polacco».
2011
Questo saggio si propone di analizzare in chiave comparativa le traiettorie verso il cambiamento politico e socio-economico compiute intorno al 1989 da due paesi dell’Europa centroorientale, l’Ungheria e la Romania, È lecito domandarsi cosa possa accomunare, o rendere perlomeno comparabili, due esperienze apparentemente così distanti. L’Ungheria è infatti nota alla letteratura specialistica come un caso di transizione “guidata” e apparentemente indolore dal sistema monopartitico comunista alla democrazia di tipo occidentale, attraverso un processo di autoriforma e apertura controllata avviato nella seconda metà degli anni Ottanta dallo stesso regime di János Kádár1. La Romania di Ceauşescu attraversò invece nell’ultimo decennio una progressiva involuzione che portò il paese ad isolarsi dal mondo esterno. La fine del regime comunista non scaturì da un negoziato, ma da una rivoluzione armata, per buona parte spontanea, alla quale si affiancò in un secondo momento un colpo di stato politico teso a detronizzare il dittatore Nicolae Ceauşescu. Nel ripercorrere il cammino parallelo dei due paesi, il saggio si propone di ritrovare e analizzare da un lato i tratti che legano le due esperienze (la dipendenza dal sistema sovietico, il ruolo dell’ex-partito guida, la debolezza dei movimenti di opposizione, la questione della minoranza ungherese in Transilvania come fonte di tensione fra i due regimi, le conseguenze sociali del cambiamento), dall’altro tenta di spostare l’attenzione dall’anno- simbolo, il 1989, all’intero triennio 1988-1990.
Mondoperaio, N. 2, Marzo-Aprile 2007, pp. 33-37
Questo articolo si inserisce nell'analisi politologica della transizione al capitalismo della Polonia. La scoperta, nel dicembre del 2006, della ventennale collaborazione di Monsignor Stanisław Wielgus, arcivescovo metropolita di Varsavia, con i servizi segreti del regime comunista, getta la nazione nello sconcerto. L'articolo prende spunto da questo fatto di cronaca per proporre alcune considerazioni generali sulle transizioni da un regime politico a un altro.
Un sincero ringraziamento va a tutti coloro che, in momenti diversi e in vari modi, mi hanno prestato il loro aiuto e la loro assistenza nella realizzazione di questo lavoro. Ringrazio anzitutto il prof. Felice Tiragallo, Relatore, che nel corso di questi anni mi ha guidato nel mondo dell'Antropologia visuale senza il quale questa testi non esisterebbe, e il prof. Claudio Natoli, Correlatore, per avermi guidato in questo percorso fin dagli inizi. Vorrei inoltre ringraziare il dott. Francesco Bachis, mio caro amico, per i suoi preziosi consigli durante il corso delle interviste prima, e poi dopo con le prime revisioni di quanto era stato fatto. Ringrazio poi la prof.ssa Anna Markowska per il suo contributo nella fase iniziale della tesi, e Michał Białowąs, della Biblioteca universitaria di Wrocław, per avermi aiutato a districarmi fra gli innumerevoli cataloghi delle biblioteche polacche nella ricerca bibliografica. Un ringraziamento particolare va a tutto il personale del Galicia Jewish Museum di Cracovia e nello specifico ad Anna Wencel, del dipartimento educativo, a Tomek Strug, del dipartimento espositivo e infine a Jakub Nowakowski, direttore del Museo, per la loro grande disponibilità durante il corso delle interviste e per il materiale fornitomi.
Studia Universitatis Babeş-Bolyai, Historia, 2021
The cultural magazine of the Italian Communist Party “Rinascita” was published from 1944 to 1991, thus following the evolution of that party from the post-WWII to its self-dissolution. Through an analysis of the articles published in the magazine, this contribution studies the evolution of the image of the communist regimes of Eastern Europe among the Italian communists, retracing the strategic and ideological changes that characterized the Pci, along a difficult path that from the cult of Stalin eventually came to social democracy.
"L’Europa orientale che questo libro racconta è l’insieme dei territori che, dopo aver attraversato la dissoluzione dei tre imperi multietnici in seguito alla Prima guerra mondiale, conobbero a partire dal 1939 l’esperienza storica del comunismo di tipo sovietico. La regione trattata comprende attualmente 20 Stati (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Belarus, Ucraina, Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania, Bulgaria, Moldova, Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Montenegro, Macedonia, Kosovo e Albania), distribuiti su un territorio che misura quasi 2 milioni di km2 e una popolazione complessiva di 184 milioni di abitanti. Dopo il 1919, la maggior parte degli Stati successori degli imperi multietnici riprodusse su scala ridotta la frammentazione delle vecchie entità in un contesto politico profondamente mutato (l’età del nazionalismo di massa e del principio di autodeterminazione dei popoli). La dissoluzione nel 1991-93 degli Stati federativi esteuropei, la Jugoslavia e la Cecoslovacchia, ha generato un aspro dibattito in cui emergono molti dei nodi interpretativi di questo libro. Alcuni videro nella scomparsa degli Stati multinazionali, a settant’anni dalla loro creazione, la conferma del carattere fallimentare del loro impianto; altri sostennero che la separazione avrebbe favorito l’estendersi dei conflitti etnici e bloccato il processo di integrazione europea. Altri ancora, con più realismo, ammisero che nessuno dei due Stati era destinato al fallimento perche nascevano entrambi in un momento di crisi da una volontà politica alla quale si accompagnava una lunga gestazione intellettuale, dovuta all’incapacità dei regimi comunisti di gestire le differenze nazionali in modo più soddisfacente rispetto a quelli del periodo interbellico. Nonostante le premesse ideologiche internazionaliste, l’Europa orientale inglobata nella sfera di influenza sovietica non formò mai un’autentica comunità sovranazionale. Tensioni etniche e interessi economici contrapposti si manifestarono all’interno dei partiti unici al potere, influenzando i rapporti bilaterali e alimentando una dialettica crescente con Mosca. L’Europa orientale dipendeva pesantemente dall’Unione Sovietica, ma al rapporto di subordinazione degli anni quaranta e cinquanta si sostituì in seguito una “lealtà condizionata”. La storia dell’Europa orientale resta dunque in parte, anche dopo il 1945, la somma di vicende nazionali. Il quarantennio comunista ha tuttavia impresso su questi paesi un marchio pronunciato. Dopo il 1989 molti si erano illusi che il comunismo costituisse una parentesi storica, facilmente superabile attraverso programmi di privatizzazione dell’economia e democratizzazione della vita politica. La “deviazione” comunista, sommandosi alle specificità ereditate dal periodo 1919-45 (squilibri sociali, conflitti nazionali, instabilità politica), incise in modo assai più profondo di quanto immaginabile sulla mentalità collettiva e sulle strutture sociali dei paesi ex comunisti. Probabilmente la comune eredità di un passato scomodo che esita a passare costituisce l’unico, vero profondo legame che l’Unione Sovietica sia riuscita a creare con i suoi riluttanti satelliti. In ciascuno dei sette capitoli, il volume cerca di combinare un taglio generale cronologico con un approccio tematico comparato, incentrato sull’evoluzione economica e sociale dei vari paesi. Il nazionalismo e il fattore etnico non bastano infatti a spiegare la storia dell’Europa orientale del Novecento. In caso contrario, tale vicenda potrebbe essere ridotta a una serie ininterrotta di vendette e massacri compiuti sotto la spinta di pulsioni ancestrali. Il nazionalismo, nelle sue versioni democratiche, illiberali o populiste di destra e di sinistra, ha naturalmente giocato un ruolo fondamentale nelle vicende storiche del Novecento esteuropeo. Per analizzare le motivazioni alla base dei massacri e degli atti di genocidio che hanno punteggiato il secolo passato in Europa orientale, e necessario tuttavia capire attraverso quale intreccio di assimilazione e dissimilazione, ricordo e oblio, esterofilia e xenofobia si sono formate le rappresentazioni dell’altro. L’analisi sociale ed economica risulta imprescindibile ai fini di una ricostruzione storica che tenti di restituire al mosaico esteuropeo la propria complessità. Sara cosi possibile comprendere perche la distanza politica ed economica dall’Occidente delle “zone grigie” del continente europeo, allargatasi nei decenni del socialismo, tenda oggi ad affievolirsi senza peraltro scomparire, portandoci alla conclusione che un’Europa “orientale” esiste ancora. Affrontando in un saggio recente la scomparsa dei tradizionali confini politici della nuova Europa allargata, lo storico tedesco Karl Schlögel ha osservato che ad essa si contrappone una persistente alterità dei cronotopi, i sistemi di interconnessione dei rapporti temporali e spaziali. Questo libro tenta di raccontare gli “strati di memoria” sedimentatisi nella parte orientale dell’Europa durante il lungo Novecento."
EAST, n. 11, ottobre 2006
CAPITOLO 17: gli anni 20 Guerra sveglia animi: voglia di partecipazione nella vita politica: suffragio universale in molti paesi ed ingrasso dei partiti di massa nella vita politica. Declino quindi delle élite 800esche in favore delle figure politiche ufficiali: i partiti ondata di democratizzazione che si concretizza in liberalismo in alcuni paesi ma in altri in dittatura. Fascismo contraddittorio che unisce aspeti innovatori e tradizionalisti: non si era capito da subito pericolo.
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